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Description: | |
GIOVANNI MAZONE Alessandria, notizie dal 1453 al 1510 Madonna con il Bambino in trono e due angeli Tempera su tavola; cm 80 x 57 Risulta assai probabile che questa tavola, decurtata in antico della parte inferiore, costituisse lo scomparto centrale di un polittico da altare di ragguardevoli dimensioni, che doveva completarsi con figure di santi disposti su vari ordini. La matrice ligure risulta evidente nelle soluzioni figurative che vi sono adottate. La scelta di porre due minuscoli angeli musicanti sui braccioli del trono è ad esempio ben radicata in questa area lungo tutta la seconda metà del XV secolo: la si ritrova in particolare nell’opera di Giovanni Mazone, al quale la tavola qui considerata è stata riferita per primo da Miklòs Boskovits, fin dal polittico di Santa Maria delle Vigne eseguito intorno al 1470, ed è significativo che anche un artista forestiero come il bresciano Vincenzo Foppa ne faccia uso allorché nel 1490 esegue, in collaborazione con Ludovico Brea, un grande polittico per il cardinale Giuliano Della Rovere nel duomo di Savona (ora nella chiesa di Santa Maria di Castello della stessa città)[1]. Nella tavola qui esaminata Giovanni Mazone, che nel 1489 per lo stesso cardinale Della Rovere (il futuro papa Giulio II) aveva decorato la cappella funeraria di Sisto IV a Savona, alla quale era destinato anche il grande polittico con la Natività, San Francesco, Sant’Antonio da Padova, Sisto IV e Giuliano della Rovere ora nel Musée du Petit Palais ad Avignone[2], mostra a sua volta di non ignorare la grande pala di Foppa, dalla quale trae spunto ad esempio per la solenne inclinazione e per l’atteggiamento pensoso del capo della Vergine, abbandonando i modi narrativi e confidenziali che connotavano l’immagine della Vergine nelle sue opere precedenti: oltre al citato polittico di Santa Maria delle Vigne, si ricordi anche lo scomparto centrale del grande polittico pervenuto dal convento francescano di Corbara, in Corsica, al Bass Museum of Art di Miami Beach, in Florida[3]. La datazione tarda del dipinto Moretti si desume poi da altri confronti, con i quali ci si avventura peraltro in un terreno insidioso, giacché gli studiosi che si sono a più riprese occupati del del pittore alessandrino sono ancora ben lontani dall’aver trovato una piena convergenza di opinioni per quanto riguarda l’estrema fase della sua produzione. Un rapporto a mio avviso molto calzante potrebbe essere ad esempio indicato con la Crocifissione e santi già nella chiesa di San Giuliano d’Albaro ed ora nella Pinacoteca di Palazzo Bianco a Genova[4], dove torna lo stesso gusto lineare che connota la tavola Moretti, mentre gli angeli che attorniano il Cristo, intenti a raccoglierne il sangue, presentano morfologie identiche ai due posti ai lati del trono. Ulteriori raffronti sono possibili nella gamma cromatica schiarita, nella tipologia nordicizzante del paesaggio, caratterizzato dalla presenza di dolci laghetti e di folti alberelli a palla, oltre che nel modo di restituire il prezioso damasco delle vesti attraverso velature a lacca sulla foglia d’oro minutamente operata a punzone: la stessa tecnica compare tanto nella dalmatica di Lorenzo nella tavola genovese quanto nella veste della Madonna in quella Moretti. Per altri aspetti tuttavia la Crocifissione di Genova mostra caratteri che la staccano da altre opere di Mazone, al quale venne assegnata per primo da Roberto Longhi, al punto che la critica ha più volte preso in considerazione l’ipotesi che essa sia opera di collaborazione tra Mazone e un altro artista, che è stato di volta in volta riconosciuto in Nicolò Corso, che sarebbe in particolare responsabile del paesaggio[5], o nel cosiddetto “Maestro di San Lorenzo a Cogorno”, autore di un polittico datato 1492 tuttora conservato in quella chiesa. In favore di quest’ultima ipotesi si è espresso Boskovits, secondo il quale nel dipinto genovese si noterebbero, accanto a caratteri propri di Mazone, altri che se ne distinguono, “non solo nel livello di qualità raggiunto, quanto nella modernità che richiama ormai esempi di Hugo van der Goes e di Gerard David”[6]. Se più recentemente Giuliana Algeri e Anna De Floreani sono tornate a sostenere la totale paternità del pittore alessandrino[7], va detto che le osservazioni di Boskovits sono difficili da smentire e che risulta poco credibile un aggiornamento così radicale da parte di un pittore ormai sessantenne. Per quanto ci riguarda tuttavia, visto che il dipinto Moretti chiama in causa la Crocifissione di Genova per gli aspetti meno coinvolti da tale ripensamento e dunque meglio confrontabili con il linguaggio consueto a Mazone, è possibile invece sostenere una piena autografia del pittore, giunto al termine della sua lunga carriera e ormai assestato su soluzioni a lui congeniali, oltre che evidentemente graditi ai suoi committenti. Ciò non toglie che egli sia in grado di segnalare con curiosità alcune delle novità più importanti che connotano la fine del XV secolo in Liguria: si è già detto dell’omaggio palesemente tributato al polittico Della Rovere di Foppa; ma non bisogna nemmeno tacere dell’accento di naturalezza più viva che connota ora gli angiolini sui braccioli del trono, difficili da immaginare senza una precisa conoscenza di modelli nordici, del resto ben giustificabili in un’area come la Liguria, in costante rapporto con le Fiandre per motivi commerciali. Se così stanno le cose, il dipinto acquista una notevole importanza per meglio valutare gli approdi conseguiti da Mazone nell’ultima e più problematica fase della sua attività. Partito da soluzioni tardogotiche, egli si era aperto alle ricerche rinascimentali attraverso una conoscenza probabilmente non mediata delle novità padovane, da cogliere ad esempio nelle parti superstiti dello smembrato polittico di San Nicola da Tolentino, dipinto nel 1466 per Sampierdarena[8]; ma era stato poi il rapporto con la Lombardia a connotare i successivi sviluppi del suo percorso, al quale la critica moderna appare sempre più propensa ad attribuire un ruolo di rilievo nella variegata mappa del secondo Quattrocento dell’Italia settentrionale. Daniele Benati |
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Exhibitor: Moretti Galleria d’Arte | |
Title:
GIOVANNI MAZONE
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Category:
Paintings - Italian
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Period: 1400 - 1500 | Price: |
N° 682
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