Descrizione:
PUCCIO DI SIMONE
(Firenze, attivo c. 1340/45 – 1360)

San Paolo

Tavola, cm 80 x 36 (senza la cornice moderna e compresa la cuspide ricostruita)

La tavola è comparsa per la prima volta nel mercato americano con l’ attribuzione a Bernardo Daddi indicata da Everett Fahy. Sebbene la sagoma originale del dipinto fosse stata modificata e, soprattutto, nonostante le sensibili ripassature della superficie pittorica, esso fu subito dopo riconosciuto da Miklos Boskovits come autografo di Puccio di Simone. Lo studioso ne individuava inoltre l’ appartenenza come laterale destro al medesimo complesso (fig.1) che in origine presentava al centro la Madonna col Bambino in trono e due angeli musicanti, oggi nel Norton Simon Museum di Pasadena (California), e nello scomparto di sinistra il San Sebastiano già in collezione privata a Londra (1).

Il dipinto è presentato in questa occasione dopo il recente restauro, che ne ha recuperato l’ originaria terminazione superiore trilobata, mediante l’ aggiunta della cuspide superiore, tuttavia chiaramente distinguibile per il trattamento ‘a rigatino’. Ma l’ opera si è giovata principalmente della pulitura, che ha rimosso le pesanti e diffuse ridipinture. Quest’ ultime offuscavano in primo luogo la nobiltà e la densità materica dei panneggi, che ora si possono apprezzare in tutta la loro notevole qualità. Sul piano dello stile colpisce subito nel dipinto la persistente adesione di fondo alla cultura daddesca, che si differenzia a mio modo di vedere anche da quanto è dato di constatare nelle tavole compagne, e specialmente nella Madonna dell’ elemento centrale. In essa appare infatti molto più esplicita l’ influenza dei modelli di Andrea Orcagna e del fratello Nardo di Cione, nonché in misura minore di Giovanni da Milano, sottolineata sovente dai critici in questa fase dell’ attività di Puccio di Simone databile all’ incirca negli anni 1355-60.

Nella tavola oggi a Pasadena emerge in particolare quella tenera e luminosa tornitura degl’ incarnati che deve aver tanto attirato l’ attenzione di un pittore quale il Maestro della Misericordia negli anni della sua formazione, nel corso del decennio 1355-1365. La forte vicinanza stilistica con la Madonna del trittico della National Gallery a Washington (inv. n. 1937.1.6) eseguito da Puccio in collaborazione con Allegretto Nuzi e recante la data del 1354, fornisce un prezioso punto di riferimento per la collocazione cronologica del trittico - o forse si trattava probabilmente di un complesso anche più vasto – cui appartenne il dipinto qui illustrato. D’ altra parte, non è meno significativa anche cronologicamente parlando la sensibile adesione ai modi del Nuzi che mi pare si possa cogliere nel San Sebastiano raffigurato nel laterale di sinistra secondo l’ iconografia prevalente nel XIV secolo, vale a dire come un giovane cavaliere vestito elegantemente e recante le frecce o l’arco in riferimento al suo martirio (2).

Il nostro San Paolo è in pratica una riproposizione quasi letterale dello stesso santo che compare al fianco di San Bartolomeo (fig.2) nel laterale destro del trittico depositato ormai da molti anni nel Museo di Cleveland, un tempo nella collezione Mather (3). Se quest’ ultimo complesso proviene in effetti dalle Marche (4), sarebbe anche in questo caso pianamente interpretabile il chiaro riflesso dell’ arte di Allegretto Nuzi in esso riscontrabile, nel contesto di una datazione nella prima metà degli anni cinquanta. La tavola qui discussa sembrerebbe segnare invece un recupero delle basi culturali fiorentine – di pressochè esclusiva fonte daddesca – da parte di Puccio di Simone, da collocare intorno o poco oltre la metà degli anni cinquanta, molto diverso in ogni caso dall’ ortodossa e quasi pedissequa adesione formale ai canoni figurativi del Daddi che si riscontra nelle opere più antiche, tra le quali dovrebbe annoverarsi anche il polittico firmato della Galleria dell’ Accademia (inv. n. 8569) di Firenze (5). Quest’ ultimo dovrebbe comunque essere posteriore di qualche tempo rispetto all’ ulteriore caso di compartecipazione dei due artisti che ora ci viene indicato dal Boskovits , che riconosce in maniera affatto convincente la prevalente autografia daddesca nell’ Incoronazione della Vergine del Museo di Gand, che in origine era affiancata dai Santi Caterina d’ Alessandria e Lorenzo oggi nella Gemäldegalerie a Berlino, in cui sono ancora più chiaramente distinguibili gli esordi di Puccio di Simone (6).


Angelo Tartuferi

Espositore: Moretti Galleria d’Arte
Titolo: Puccio di Simone
Categoria: Dipinti - Italiani
Epoca: 1300 - 1400 Prezzo:

N° 356
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